Il portale dei fauni

Rieccoci di nuovo dalle parti della Guastalla, si vede che la zona mi piace vero? Accanto alla Sinagoga, della quale abbiamo già parlato lo scorso anno, c’è questo bellissimo portale.

Sono raffigurati Adamo ed Eva ricoperti dalle foglie di fico, dei genietti con animali marini e i fauni.

Le iscrizioni latine riportano viviamo per l’acqua e vigila per vivere.

Questo portale era in un ninfeo di una villa napoletana.

La Galleria Campari

Credo che questa sia la prima volta che usciamo ufficialmente dalla città. Ci troviamo a Sesto San Giovanni e andiamo a visitare la Galleria Campari, museo d’impresa dell’omonimo marchio.

Prima di tutto ripassiamo un po’ di storia dato che dei Campari ne abbiamo già parlato su questo blog.

Davide Campari è il primo nato in Galleria Vittorio Emanuele a Milano ed è colui che ha inventato a fine 800 il Cordial Campari e il Campari Soda, mentre il Bitter Campari viene inventato dal padre di Davide. Dal 1904 Villa Campari, oggi trasformata in ristorante, è stata la sede di rappresentanza del vecchio stabilimento che era stato aperto qui ancora nel 1860 per la presenza della ferrovia e dell’acqua. Nel 2005 viene trasferita la produzione in un altro sito e l’headquarter viene ristrutturato dall’architetto Mario Botta.

Campari è il 6° gruppo nel mondo come produttore di liquori. Lo stabilimento più grande si trova a Novi Ligure ma in totale sono 18. Nel 1995 inizierà a acquisire 40 diversi marchi come Aperol, Grand Marnier, Wild Turkey whisky, Skyy Vodka che fanno il 50% del fatturato.

La visita guidata è gratuita e bisogna mandare una mail per prenotarsi, in fondo vi lascio l’indirizzo. Quella che ho seguito io è stata condotta dal dottor Paolo Cavallo direttore della Galleria che ci ha accompagnato per le varie sale illustrandoci la storia del marchio attraverso le vecchie campagne pubblicitarie proiettate sui muri, i manifesti d’epoca, i calendari, gli oggetti di design come le bottiglie e i bicchieri.

Per prenotare mandare una mail a galleria@campari.com oppure visitare il sito internet https://www.campari.com/it

 

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

Alla scoperta del teatro romano

L’anno scorso a ottobre sono andata a visitare i resti del teatro romano che si trovano per gran parte sotto Palazzo Turati, attualmente sede della camera di commercio.

In fondo, come sempre, vi metto le indicazioni di come fare a prenotare.

Parliamo un secondo di Palazzo Turati. Ce l’avete presente? La facciata che prospetta su via Meravigli ricorda un po’ il Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Fu commissionato dai Turati mercanti di tessuti della zona di Busto. Nell’ultimo quarto dell’800 da mercanti si trasformarono in banchieri e nel 1880 erano proprietari di tutta l’area che andava da Palazzo Turati a Palazzo Mezzanotte in Piazza Affari. Il palazzo è alto 6 piani e ha fondamenta a – 20 metri

A quota – 3 metri furono trovati dei resti antichi durante i lavori di costruzione di alcuni edifici tra via Meravigli, via San Vittore al Teatro e piazza Affari. La scoperta fu fatta dal famoso archeologo Pompeo Castelfranco che disse di aver trovato un grosso dinosauro di epoca romana ma non riuscì a identificare il teatro. Negli anni 30 del 900, quando venne edificato palazzo Mezzanotte gli scavi vennero seguiti dalla dottoressa Alda Levi che al tempo era responsabile della regia sovrintendenza ai monumenti di Milano. Il suo progetto era quello di fare una grande area archeologica visibile a tutti i milanesi. Purtroppo a causa delle leggi razziali del 1938 non se ne fece nulla fino ad una decina di anni fa quando l’area fu aperta.

Vi racconto il teatro: aveva una capienza di 8.000 posti su una città di 18.000 abitanti! Era alto 20 metri e lungo 95 per una superficie di 450 metri quadrati. Le mura erano alte circa 7 metri ed era tutto in marmo bianco mentre le fondamenta erano in sassi, pezzi di mattoni, ghiaia e ciottoli. Dato che il sottosuolo di Milano non è stabile, il tutto andava consolidato con pali di legno di quercia in orizzontale e verticale, così come riportato nel trattato di architettura di Vitruvio.

Il teatro fu costruito ai tempi di Augusto e probabilmente ospitò spettacoli fino alla fine del IV secolo quando la discesa del Barbarossa a Milano ne segnò la fine. Dell’epoca romana non è rimasto tantissimo considerando che in città erano presenti un palazzo imperiale, il circo, l’anfiteatro, le terme erculee, il foro e appunto questo teatro; purtroppo però gli Unni di Attila prima, i Longobardi dopo e infine il Barbarossa dopo un assedio durato 6 mesi lasciarono ben poche tracce.

Per prenotare dovete mandare una mail al seguente indirizzo: teatroromano@mi.camcom.it La visita è gratuita, o per lo meno lo era lo scorso ottobre. Vi immergerete in un viaggio nel tempo davvero affascinante. Si tratta di un museo sensibile, verrete accompagnati nella visita da suoni, odori, immagini…Fatemi sapere poi

L’ingresso, come ricorda la toponomastica è in via San Vittore al Teatro.

 

44052107_10213132755736935_6786356328374730752_n44191108_10213132756456953_4766760790516563968_n.jpg44146413_10213132757376976_8018138917209374720_n.jpg

 

 

 

 

 

La Santa Maria Bambina

Rieccomi qua finalmente. Chi mi segue anche sulla pagina facebook sa che 10 mesi fa ho avuto un bimbo e da allora le mie giornate sono state una centrifuga. Onestamente pensavo che sarebbe bastato essere persone organizzate ma, non è così.

Comunque, bando alle ciance. Partiamo da una tradizione molto milanese, la vedete nell’immagine di copertina.

Se penso alla camera da letto di mia nonna mi vengono in mente sicuramente lo scrigno che conteneva la caramelle al Fernet e le Rossana, la Madonna con il bambino che si accendeva sopra la testata del letto e poi lei…lì sul comò la statuetta della Maria Bambina.

Vi dico la verità, quando ero piccola mi faceva un po’ impressione vederla lì in cera,  con l’aspetto di una neonata, il corpo immobilizzato da fasce strette e decorata con pizzi e merletti sotto una campana di vetro. Ne avete mai viste? Magari qualcuno ce l’ha ancora a casa, da qualche parte.

Perchè ve ne parlo? Perchè proprio in centro, in via Santa Sofia, c’è il Santuario di Maria Bambina. Il simulacro qui contenuto risale alla prima metà del 1700 ed è opera di Suor Isabella Chiara Fornari. A metà dell’800 la statuetta viene affidata alle suore della Carità che nel 1876 la porteranno in Santa Sofia.

Domani 9 settembre si commemora l’anniversario del primo miracolo avvenuto 135 anni fa quando la malata Giulia Macario chiedendo la grazia al santo simulacro guarì perfettamente nel giro di pochissimo tempo.

Se passate in via Santa Sofia al 13, fateci caso, c’è una targa su un anonimo palazzo con l’indicazione del Santuario; come spesso accade non è subito visibile ma vale la pena andare a vederlo

La fotografia di copertina rappresenta la Santa Maria Bambina originale, me l’ha prestata la mia amica Maria Teresa Ioannisci. Grazie di cuore, a buon rendere.

Spero di ricevere i vostri commenti.

Buona lettura Ilaria (e Lorenzo)