Alla scoperta di City Life

Buongiorno a tutti. Oggi recuperiamo l’articolo che doveva uscire giusto giusto un mese fa…e pertanto andiamo a conoscere insieme il progetto Artline del Comune di Milano. Ci troviamo in City Life, fermata 3 Torri della linea lilla ma non parleremo né delle ville liberty (che adoro), né della vecchia fiera e nemmeno di Giò Ponti. Andiamo alla scoperta del parco.

Non so se ci siete mai stati, a mio modesto parere hanno fatto un ottimo lavoro e infatti è molto vissuta da persone di tutte le età in tutte le stagioni. Ci sono vialetti, c’è un parco giochi per i più piccoli, una fontana, delle collinette, erba dove stendersi a prendere il sole e persino panchine! In più l’idea originale prevedeva di abbellire questo parco con opere di arte contemporanea a cielo aperto, fruibili da tutti 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, un po’ come successo già a Porta Nuova. Viene pertanto indetto un concorso aperto a 30 artisti internazionali under 40 e alcune opere le potete trovare disseminate per il parco.

Lo so che sapete che io non amo particolarmente l’arte moderna e contemporanea ma, c’è un’opera che mi piace molto e ve la voglio far conoscere, magari non ci avete mai fatto caso e non l’avete notata.

Bene, iniziamo da una delle opere più discusse. “Vedovelle e draghi verdi” di Serena Vestrucci. Questa, insieme alle palme di piazza del Duomo, scatena sempre un vespaio di polemiche quando qualcuno la pubblica! Avete visto? Di che cosa si tratta? Delle nostre classiche vedovelle alle quali sono stati sostituiti i bocchelli originali a forma di drago con animali insoliti come il coniglio, la giraffa. Questa è una ma vi invito ad andare a cercarne altre.

“I cieli di Belloveso” di Matteo Rubbi è invece una rappresentazione in terra del cielo milanese all’epoca della fondazione. Si tratta di oltre 100 stelle incastonate nel pavimento di piazza Burri a raffigurare il planisfero terrestre.

“Coloris” di Pascale Marthine Tayou. Si tratta di una base di cemento che raffigura il planisfero terrestre dove sono inseriti un centinaio di pali colorati di altezze diverse sulla cui sommità è stato posizionato un uovo.

“Hand and foot for Milan” di Judith Hopf rappresentano un piede e una mano, posti a poca distanza uno dall’altra. Le opere sono in mattoni modellati artigianalmente dalla Fornace Riva

“Filemone e Bauci” di Ornaghi & Prestinari. Si tratta di due colonne di alluminio umanizzate che si tengono a braccetto e guardano i nuovi grattacieli. Filemone e Bauci li troviamo nel libro VIII delle Metamorfosi di Ovidio e incarnano la virtù e l’ospitalità. Ecco, questa è la mia opera preferita

Sul sito www.artlinemilano.it potrete leggere del progetto e degli artisti.

Buone scoperte

Cieli di Belloveso di Matteo Rubbi
Coloris di Pascale Marthine Tayou
Hand and foot for Milan Judith Hopf
Filemone e Bauci di Ornaghi e Prestinari

Dalla Cà Granda all’ospedale Niguarda

Non so se vi ricordate ma lo scorso luglio faceva un caldo asfissiante. Ecco, in una di quelle caldissime mattine ero in giro per l’ospedale Niguarda a fare fotografie! Visto che dovevo passarci la mattinata tanto valeva prendere appunti, vi sembra?

Dunque, vediamo un po’. L’ospedale Niguarda fu inaugurato il 15 ottobre 1939 e quindi giovedì scorso ha compiuto un bel 81 anni. Il progetto è del 1932 e si dice che dall’alto i fabbricati siano posti in modo da formare l’immagine di un uomo. La Chiesa dell’Annunciata è stata edificata al posto del cuore. La spesa complessiva fu di 101 milioni di lire, 75 dei quali vennero pagati da benefattori milanesi, i cui nomi sono tutti riportati in aula magna.

Ma oggi vi voglio raccontare di una rivalità: quella tra Francesco Messina e Arturo Martini. I due si contesero a lungo la cattedra di scultura a Brera e entrambi furono chiamati per abbellire l’ingresso principale dell’ospedale. Eh si, i due gruppi scultorei del 1938/39, alti quasi 3 mesi e in marmo di Carrara sono il frutto di questa competizione.

Il tema per entrambi è la carità: spirituale per Messina e materiale per Martini

Guardando la facciata sulla destra troviamo l’opera di Francesco Messina: San Carlo Borromeo sta consegnando la bolla papale che concede l’indulgenza plenaria ai Deputati Ospedalieri (i rappresentanti ecclesiastici del tempo). Fu il cardinale Schuster a suggerire l’opera a Messina. Si dice che lo scultore andò presso la quadreria del Duomo per copiare gli abiti, i bottoni e le gorgiere dell’epoca. Di particolare importanza, secondo l’autore, è il dito ammonitore di San Carlo Borromeo che è l’elemento intorno al quale ruota tutto il gruppo scultoreo.

A sinistra invece abbiamo l’opera di Arturo Martini: i duchi di Milano Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti stanno donando al Papa (Pio II Piccolomini) il bozzetto della Cà Granda. I tre personaggi non si parlano tra di loro ma sono rappresentati frontalmente come a guardare verso l’infinito, come se parlassero alla storia. Avete notato il bozzetto del progetto? Non assomiglia per niente a quella del Filarete…

Vi lascio una curiosità: pare che per dare movimento alla gonna di Bianca Maria Visconti siano stati fatti scoppiare dei petardi!

La facciata non è finita qui. Un’altra opera ha attirato la mia attenzione. Si tratta del bassorilievo di Franco Lombardi intitolato “L’Annunciazione – Ave Gratia Plena” anche questa in marmo di Carrara. Sulla sinistra è rappresentato un angelo che porge alla Madonna un giglio, mentre sulla destra Maria con il capo reclinato verso l’angelo in segno di deferenza. Il centro dell’opera è il libro sacro che Maria stringe a sé e che secondo l’iconografia è il simbolo del Verbo che dopo l’Annunciazione prende corpo in Maria.

Se non siete ancora stufi vi lascio qualche fotina anche della chiesa dell’Annunciata. Sulla facciata ci sono i busti di San Carlo Borromeo, San Camillo, Sant’Ambrogio e San Galdino ma è varcando la soglia che possiamo ammirare le vetrate. Si dice che siano le più belle vetrate sacre italiane del 900 e sono opera Sironi, Salietti e Carpi.

L’Annunciazione di Sironi si trova proprio al centro dell’abside e diversamente da quella in facciata Maria è leggermente più piccola dell’Angelo e il libro è poggiato su un leggio.

Bene, io mi fermo qui per il momento. Ci sarebbero un sacco di altre cose da dire e da vedere come le vetrate nella cupola della chiesa, le opere di arte contemporanea, gli allestimenti permanenti… insomma l’ospedale Niguarda ha una lunga storia da raccontare, più avanti parleremo anche della Cà Granda, proprio degli inizi di questa struttura.

So che poi me lo chiederete. C’è qualche associazione che fa visite guidate in questo ospedale ma, in tempi no covid si poteva prenotare anche direttamente con loro.

Vi lascio il contatto:

MAPP Museo d’arte Paolo Pini

Tel. 02/6444.5392/2536

segreteria@mapp-arca.it

San Carlo Borromeo consegna la bolla papale ai Deputati Ospedalieri. Francesco Messina
I duchi di Milano (Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti) donano a Papa Pio II Piccolomini il bozzetto della Cà Granda
Annunciazione – Ave Gratia Plena di Franco Lombardi
Chiesa dell’Annunciata
Padiglione 15 – San Vincenzo de Paoli, fondatore e ispiratore dei Lazzaristi, delle figlie della Carità e della società San Vincenzo de Paoli
Santa Maria Bambina
Annunciazione di Mario Sironi
La cacciata dal Paradiso di Aldo Carpi
La Natività di Alberto Salietti
La guarigione del cieco di Vitaliano Marchini