Alla scoperta del Circo

Buongiorno. Rieccomi qua a raccontare di un altro luogo nascosto. Siamo ancora in centro e andiamo alla scoperta di quello che rimane del circo e delle sue torri.

Abbiamo già detto più volte che Milano è stata capitale dell’Impero Romano d’Occidente e come tale aveva tra l’altro un foro, un teatro, un anfiteatro, le terme e per l’appunto un circo. Quest’ultimo era collegato al Palazzo Imperiale di Massimiano, del quale parleremo un’altra volta, ed era adibito principalmente alle corse con i carri. Era lungo 470 metri e largo 85 metri.

Proviamo a immaginarcelo. Doveva essere bellissimo con i lati lunghi abbelliti da statue, fontane e colonne mentre sui lati corti c’erano i cancelli dai quali uscivano gli atleti per partecipare alle corse. Uno di questi cancelli si trovava nei pressi dell’attuale Corso Magenta e infatti oggi, entrando al Museo Archeologico, andremo a vederle.

Sia la torre poligonale che la torre quadrangolare sono state riaperte nel 2014 e grazie a Expo rese fruibili tramite visita guidata. Io ero andata con Acanto Milano, vi lascio il sito in fondo all’articolo.

La torre quadrangolare in epoca medievale è diventata poi la torre campanaria di San Maurizio al Monastero Maggiore. Proprio durante il Medioevo fu modificata dotandola di una loggia con colonnine Bisogna salire più di 100 scalini per arrivare in cima, ma non ve ne pentirete. La struttura è quella originale così come alcune decorazioni. Le pareti della torre erano coperte da mattoni e su tutti e quattro i lati c’erano degli archi di misure diverse a seconda del lato sul quale erano esposti. La torre quadrangolare era collegata alla torre poligonale della cinta muraria attraverso un camminamento interno

La torre poligonale invece, erroneamente conosciuta come Torre di Ansperto dal nome del vescovo che nel IX secolo si era preoccupato del restauro, è poligonale all’esterno essendo costituita da 24 lati e circolare all’interno. Oggi misura 16 metri e 60 centimetri ma in origine pare fosse più alta. È stata riconosciuta di epoca romana solamente negli anni 30 del 900. La torre fu poi inglobata nel Monastero benedettino di San Maurizio e utilizzata come luogo di preghiera; per questo motivo vennero affrescate le pareti con una crocifissione e una schiera di Santi. Gli affreschi sono databili XIII secolo.

Un tratto del perimetro del circo, circa 30 metri, è ancora visibile all’interno del cortile di via Vigna 1 e basta chiedere in portineria di poterlo visitare. Onestamente non ci ho mai provato ma rimedierò quanto prima!!! Anche in via Circo 9 ci sono dei resti, questa volta sono fondamenta e anche in questo caso si trovano nel cortile interno, pertanto bisogna chiedere.

Vi dicevo, in tempi non di covid avevo seguito una visita guidata alle torri con Acanto Milano. Potete guardare il loro sito a questo indirizzo: www.acantomilano.it

Torre poligonale
Torre quadrangolare
Colonna originale della torre quadrangolare
Interno torre quadrangolare
Interno torre poligonale
Affresco nella torre poligonale
Affresco nella torre poligonale

Alla scoperta del foro romano

Eccoci anche oggi a scoprire un nuovo tassello della Milano romana, siamo sulle tracce dell’antico foro romano o di quel poco che ne rimane.

L’ho scoperto, per caso, un’estate che sono tornata a visitare la Cripta del Santo Sepolcro. Il biglietto era cumulativo per entrambi. L’ingresso è una piccola porticina da via dell’Ambrosiana angolo piazza Pio XI e il complesso fa parte dell’Ambrosiana.

Quello che possiamo vedere dalla passerella sono delle grosse lastre di pietra di Verona di diverse misure e una sorta di buco che doveva essere una canalina per lo scolo dell’acqua. Secondo gli studi la piazza doveva misurare circa 55×166 metri e sui lati lunghi dovevano esserci dei portici sotto i quali dovevano trovarsi dei negozi; per quanto riguarda i lati corti invece non si ha la certezza di che cosa si trovasse. Nei dintorni, come ci ricorda la toponomastica, c’era probabilmente la zecca.

L’area è accessibile dal 2014 ed è venuta alla luce negli anni 90 in seguito ad una campagna di scavi condotta sotto l’Ambrosiana

Purtroppo non vi so aiutare per le visite. Credo si possa contattare direttamente l’Ambrosiana, di cui il foro fa parte, e chiedere direttamente a loro.

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La Madonna del grembiule

Anche oggi ci troviamo in una zona antichissima della città. Qui un tempo sorgeva l’antica porta Vercellina, nelle mura fatte erigere dall’imperatore Ottaviano Augusto. La zona è quella di via Brisa dove ci sono alcuni resti del Palazzo Imperiale di Massimiano ma, per essere più precisi ci troviamo nel vicolo di Santa Maria alla Porta.

Nel 600, in piena dominazione spagnola, venne affidato all’architetto Richini il mandato per la ricostruzione della chiesa di Santa Maria alla Porta. Narra la leggenda che un operaio impegnato nella ricostruzione della chiesa, scrostando un vecchio muro scoprì il volto di una Madonna del 400, probabilmente addirittura della scuola degli Zavattari. Dopo aver pulito l’affresco con il grembiule che indossava guarì immediatamente dalla zoppia.

Per i milanesi il luogo diventò miracoloso e nel 700 fecero costruire la cappella dedicata alla Beata Vergine dei Miracoli soprannominata la Madonna del grembiule e la inglobarono alla chiesa preesistente.

Arriviamo poi alla seconda guerra mondiale. Sappiamo che Milano fu la città più bombardata d’Italia e questa zona non sfuggì certo all’offensiva. Nel 1943 una bomba rase al suolo la cappella e le case circostanti e l’edificio non venne ricostruito.

Per anni questa zona è stata lasciata all’incuria, c’era uno slargo che veniva utilizzato come parcheggio selvaggio e nulla di più. Grazie ai lavori di riqualificazione dell’area iniziati meno di 10 anni fa, è stato riportato alla luce questo pezzo di storia. Durante il restauro venne alla luce il pavimento originario in marmo policromo e l’affresco della Madonna del grembiule che era stato riparato da lastre di legno. Purtroppo per mancanza di fondi non si è potuto procedere con il restauro della pavimentazione e pertanto è stato ricoperto in attesa di tempi migliori. Nella pavimentazione però si possono vedere i segni dei bombardamenti e al centro un tondo con la data 1943: questo è il punto di impatto tra la bomba e la cappella.

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La storia millenaria del Santo Sepolcro

Oggi torniamo alle solite nostre cose, siamo a scoprire un luogo sconosciuto alla maggior parte dei milanesi.

Ci troviamo tra la biblioteca Ambrosiana e il Duomo, dove un tempo sorgeva il foro romano. Siamo nel vero centro cittadino, dove il cardo si incontra con il decumano. Qui si batteva moneta e lo vediamo dalla toponomastica (via Moneta, via della Zecca), c’erano le terme cittadine (Via Bagnera) e c’era il mercato (via della Balla o Palla).

Si tratta della Chiesa del Santo Sepolcro, la cui cripta è stata riaperta qualche anno fa dopo circa 50 anni di abbandono. La sua storia si perde nei secoli. Le sue origini sono del 1030 e nasce con una dedicazione diversa, per la Santissima Trinità

Viene fatta costruire da Benedetto Rozo, monetiere di Milano, come cappella privata nei possedimenti della sua famiglia. Ha una struttura particolare rispetto a quelle presenti nel Nord Italia: c’è un avancorpo addossato alla chiesa per ospitare le corti carolinge e all’interno delle due torri ci sono delle scale a chiocciola per permettere loro di salire alla balconata principale.

La vita di questa chiesa è legata alla figura del vescovo di Milano, Ariberto da Intimiano, che messo in prigione dall’imperatore viene liberato a furor di popolo. La sua figura è importantissima per la città in quanto afferma la centralità della chiesa. Per varie vicissitudini sulla chiesa cala l’interdetto e dal 1075 scompare. Ricompare nel 1099 con il nome del Santo Sepolcro. Viene riconsacrata il 15.07.1011 dall’arcivescovo Anselmo IV da Bovisio, al Santo Sepolcro di Gerusalemme che era stato liberato nel corso della prima crociata. L’arcivescovo Anselmo istituisce una processione per tutti quei fedeli che non potevano andare in Terrasanta: partivano pertanto da Santa Tecla e arrivavano al Santo Sepolcro e serviva alla remissione di un terzo dei peccati.

Durante il suo secondo soggiorno a Milano anche Leonardo da Vinci si interessa alla chiesa. Nel 400 disegna delle piante della città e colloca il Santo Sepolcro proprio nel centro cittadino, negli spazi del Foro

Ma non è finita qui. La storia della nostra chiesa si arricchisce di un altro personaggio importante per Milano: San Carlo Borromeo. Chiude il Concilio di Trento e arriva a Milano con il compito di riavvicinare i milanesi alla Chiesa. Rivolge la sua attenzione al Santo Sepolcro facendone una chiesa di pellegrinaggio, una sorta di Sacro Monte cittadino e nel disegno iniziale dovevano essere erette 24 cappelle dedicate alla Passione. Di questa idea ne possiamo vedere una piccola parte in chiesa con i due gruppi scultorei in terracotta: la lavanda dei piedi nell’abside a sinistra e Gesù dinanzi a Caifa nell’abside di destra. Fonda la congregazione degli Oblati di Sant’Ambrogio e il Santo Sepolcro ne diventa la sede.

Al piano inferiore la cripta copre la superficie della chiesa superiore. Il pavimento è in marmo di Verona ed è quello dell’antico foro romano infatti se guardate bene potrete scorgere i solchi delle ruote dei carri Qui San Carlo Borromeo veniva a pregare e definiva questo posto come l’ombelico della città. Nella cripta possiamo ammirare una bellissima statua raffigurante San Carlo Borromeo in preghiera davanti ad una copia del sepolcro di Cristo che è stata realizzata nel 300 da un maestro campionese. Secondo la tradizione pare che raccolga la terra prelevata dalla Terrasanta durante le crociate. Oltre la grata si può vedere il sarcofago della benefattrice Cornelia Lampugnani Rho che da 400 anni riposa in una stanza accanto alla cripta senza che nessuno vi abbia mai varcato la soglia.

La cripta al momento è ancora chiusa ma l’ingresso è in piazza Santo Sepolcro dalla Sala Sottofedericiana alla Biblioteca Ambrosiana

Spero di avervi incuriosito con questo mio breve racconto. La storia della Chiesa è lunghissima, e la Cripta merita sicuramente una visita.

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Il cielo coperto di stelle

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Tomba della benefattrice Lampugnani Rho

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Pavimento del foro con segni dei carri

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Le croci sulle colonne indicano la consacrazione dell’area

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Cripta con le colonnine originali

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Materiale di reimpiego

Alla scoperta del teatro romano

L’anno scorso a ottobre sono andata a visitare i resti del teatro romano che si trovano per gran parte sotto Palazzo Turati, attualmente sede della camera di commercio.

In fondo, come sempre, vi metto le indicazioni di come fare a prenotare.

Parliamo un secondo di Palazzo Turati. Ce l’avete presente? La facciata che prospetta su via Meravigli ricorda un po’ il Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Fu commissionato dai Turati mercanti di tessuti della zona di Busto. Nell’ultimo quarto dell’800 da mercanti si trasformarono in banchieri e nel 1880 erano proprietari di tutta l’area che andava da Palazzo Turati a Palazzo Mezzanotte in Piazza Affari. Il palazzo è alto 6 piani e ha fondamenta a – 20 metri

A quota – 3 metri furono trovati dei resti antichi durante i lavori di costruzione di alcuni edifici tra via Meravigli, via San Vittore al Teatro e piazza Affari. La scoperta fu fatta dal famoso archeologo Pompeo Castelfranco che disse di aver trovato un grosso dinosauro di epoca romana ma non riuscì a identificare il teatro. Negli anni 30 del 900, quando venne edificato palazzo Mezzanotte gli scavi vennero seguiti dalla dottoressa Alda Levi che al tempo era responsabile della regia sovrintendenza ai monumenti di Milano. Il suo progetto era quello di fare una grande area archeologica visibile a tutti i milanesi. Purtroppo a causa delle leggi razziali del 1938 non se ne fece nulla fino ad una decina di anni fa quando l’area fu aperta.

Vi racconto il teatro: aveva una capienza di 8.000 posti su una città di 18.000 abitanti! Era alto 20 metri e lungo 95 per una superficie di 450 metri quadrati. Le mura erano alte circa 7 metri ed era tutto in marmo bianco mentre le fondamenta erano in sassi, pezzi di mattoni, ghiaia e ciottoli. Dato che il sottosuolo di Milano non è stabile, il tutto andava consolidato con pali di legno di quercia in orizzontale e verticale, così come riportato nel trattato di architettura di Vitruvio.

Il teatro fu costruito ai tempi di Augusto e probabilmente ospitò spettacoli fino alla fine del IV secolo quando la discesa del Barbarossa a Milano ne segnò la fine. Dell’epoca romana non è rimasto tantissimo considerando che in città erano presenti un palazzo imperiale, il circo, l’anfiteatro, le terme erculee, il foro e appunto questo teatro; purtroppo però gli Unni di Attila prima, i Longobardi dopo e infine il Barbarossa dopo un assedio durato 6 mesi lasciarono ben poche tracce.

Per prenotare dovete mandare una mail al seguente indirizzo: teatroromano@mi.camcom.it La visita è gratuita, o per lo meno lo era lo scorso ottobre. Vi immergerete in un viaggio nel tempo davvero affascinante. Si tratta di un museo sensibile, verrete accompagnati nella visita da suoni, odori, immagini…Fatemi sapere poi

L’ingresso, come ricorda la toponomastica è in via San Vittore al Teatro.

 

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