La storia millenaria del Santo Sepolcro

Oggi torniamo alle solite nostre cose, siamo a scoprire un luogo sconosciuto alla maggior parte dei milanesi.

Ci troviamo tra la biblioteca Ambrosiana e il Duomo, dove un tempo sorgeva il foro romano. Siamo nel vero centro cittadino, dove il cardo si incontra con il decumano. Qui si batteva moneta e lo vediamo dalla toponomastica (via Moneta, via della Zecca), c’erano le terme cittadine (Via Bagnera) e c’era il mercato (via della Balla o Palla).

Si tratta della Chiesa del Santo Sepolcro, la cui cripta è stata riaperta qualche anno fa dopo circa 50 anni di abbandono. La sua storia si perde nei secoli. Le sue origini sono del 1030 e nasce con una dedicazione diversa, per la Santissima Trinità

Viene fatta costruire da Benedetto Rozo, monetiere di Milano, come cappella privata nei possedimenti della sua famiglia. Ha una struttura particolare rispetto a quelle presenti nel Nord Italia: c’è un avancorpo addossato alla chiesa per ospitare le corti carolinge e all’interno delle due torri ci sono delle scale a chiocciola per permettere loro di salire alla balconata principale.

La vita di questa chiesa è legata alla figura del vescovo di Milano, Ariberto da Intimiano, che messo in prigione dall’imperatore viene liberato a furor di popolo. La sua figura è importantissima per la città in quanto afferma la centralità della chiesa. Per varie vicissitudini sulla chiesa cala l’interdetto e dal 1075 scompare. Ricompare nel 1099 con il nome del Santo Sepolcro. Viene riconsacrata il 15.07.1011 dall’arcivescovo Anselmo IV da Bovisio, al Santo Sepolcro di Gerusalemme che era stato liberato nel corso della prima crociata. L’arcivescovo Anselmo istituisce una processione per tutti quei fedeli che non potevano andare in Terrasanta: partivano pertanto da Santa Tecla e arrivavano al Santo Sepolcro e serviva alla remissione di un terzo dei peccati.

Durante il suo secondo soggiorno a Milano anche Leonardo da Vinci si interessa alla chiesa. Nel 400 disegna delle piante della città e colloca il Santo Sepolcro proprio nel centro cittadino, negli spazi del Foro

Ma non è finita qui. La storia della nostra chiesa si arricchisce di un altro personaggio importante per Milano: San Carlo Borromeo. Chiude il Concilio di Trento e arriva a Milano con il compito di riavvicinare i milanesi alla Chiesa. Rivolge la sua attenzione al Santo Sepolcro facendone una chiesa di pellegrinaggio, una sorta di Sacro Monte cittadino e nel disegno iniziale dovevano essere erette 24 cappelle dedicate alla Passione. Di questa idea ne possiamo vedere una piccola parte in chiesa con i due gruppi scultorei in terracotta: la lavanda dei piedi nell’abside a sinistra e Gesù dinanzi a Caifa nell’abside di destra. Fonda la congregazione degli Oblati di Sant’Ambrogio e il Santo Sepolcro ne diventa la sede.

Al piano inferiore la cripta copre la superficie della chiesa superiore. Il pavimento è in marmo di Verona ed è quello dell’antico foro romano infatti se guardate bene potrete scorgere i solchi delle ruote dei carri Qui San Carlo Borromeo veniva a pregare e definiva questo posto come l’ombelico della città. Nella cripta possiamo ammirare una bellissima statua raffigurante San Carlo Borromeo in preghiera davanti ad una copia del sepolcro di Cristo che è stata realizzata nel 300 da un maestro campionese. Secondo la tradizione pare che raccolga la terra prelevata dalla Terrasanta durante le crociate. Oltre la grata si può vedere il sarcofago della benefattrice Cornelia Lampugnani Rho che da 400 anni riposa in una stanza accanto alla cripta senza che nessuno vi abbia mai varcato la soglia.

La cripta al momento è ancora chiusa ma l’ingresso è in piazza Santo Sepolcro dalla Sala Sottofedericiana alla Biblioteca Ambrosiana

Spero di avervi incuriosito con questo mio breve racconto. La storia della Chiesa è lunghissima, e la Cripta merita sicuramente una visita.

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Il cielo coperto di stelle
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Tomba della benefattrice Lampugnani Rho

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Pavimento del foro con segni dei carri
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Le croci sulle colonne indicano la consacrazione dell’area
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Cripta con le colonnine originali
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Materiale di reimpiego

Alla scoperta della vigna di Leonardo

Oggi andiamo a visitare una delle mie zone preferite di Milano, quella che si snoda intorno a Corso Magenta e entreremo nella casa degli Atellani a vedere la famosa vigna di Leonardo.

L’abitazione si trova proprio di fronte a Santa Maria delle Grazie e non è un caso. Si tratta di un palazzo del 400 circa restaurato e ristrutturato dal Portaluppi nei primi anni del 900.

Ma andiamo con ordine e immergiamoci brevemente nella vita che si svolgeva al tempo di Ludovico il Moro. Partiamo con il dire che qui si era in aperta campagna, zona di borghi dove l’economia era trainata dalla seta e dai vigneti. Il signore di Milano sogna per questa zona un quartiere residenziale alle porte del Castello dove alloggiare i principali cortigiani. Fa erigere Santa Maria delle Grazie come mausoleo del casato e chiama Leonardo da Vinci per affrescarne il refettorio. Pensa di costituire un borgo Sforzesco per i suoi funzionari aprendo la nuova San Vittore in asse con la pusterla di Sant’Ambrogio, e a fine 400 regala al nobile Giacomotto Atellani (suo cortigiano fedele) questa famoso palazzo. Gli Atellani abitarono qui fino al 17° secolo. Il palazzo passerà poi di mano fino al 1919 quando venne acquistato dal senatore Ettore Conti che affiderà al genero Portaluppi la totale ristrutturazione.

Durante la visita di questo luogo nascosto potrete ammirare gli appartamenti ristrutturati. Il Portaluppi infatti in 3 anni di lavoro trasforma le due abitazioni in un’unica struttura abbattendo alcuni muri e creando un solo ingresso. Il portico è in stile bramantesco e dai lavori emergono diverse pitture.

La stanza dello Zodiaco non si sa chi l’abbia dipinta. Nelle volte sono rappresentati i pianeti e sotto i segni zodiacali. Sulle pareti le stagioni, la carta geografica dell’Italia e i venti mentre sul pavimento i segni zodiacali e i pianeti. È la sala della commistione tra antico e moderno.

La sala dello scalone è la sala dove il Portaluppi realizza la scala di collegamento tra il piano superiore (sala degli specchi, del biliardo, da pranzo) con il pian terreno

Lo studio di Ettore Conti uno dei personaggi più importanti del 900. Magnate dell’industria elettrica italiana con il genero costruisce diverse centrali idroelettriche nelle valli alpine. Primo presidente dell’Agip, presidente di Confindustria e della Banca Commerciale è uno dei pochissimi italiani che non si faceva intimidire da Mussolini. Ha ristrutturato 2 volte la chiesa di Santa Maria delle Grazie pagandone la ricostruzione dopo i bombardamenti. Sopra il camino è esposto lo stemma di alleanza tra Cristina di Danimarca e Francesco II Sforza.

Il giardino era già stato ristrutturato dai precedenti proprietari, il Portaluppi lo ridisegnerà in maniera ottocentesca immaginando un viale costeggiato da cipressi, anfore vasi e fontane. Colloca una meridiana sulla parete e un astrolabio. E in fondo al giardino eccola spuntare: la vigna di Leonardo. Proprio quella vigna che Ludovico il Moro aveva donato a Leonardo in risposta alle lettere di sollecito che riceveva per il mancato pagamento del Cenacolo. Su questo terreno Leonardo avrebbe potuto costruire la sua casa e il suo laboratorio ma sappiamo che la storia è andata diversamente.

Quando il Portaluppi ristruttura il palazzo e il giardino non è minimamente interessato al recupero della vigna. Sarà invece Luca Beltrami a studiare i libri antichi e a cercare la posizione corretta. Si è capito che l’area era larga circa 60 metri e lunga circa 165 metri. Prospettava su via Carducci e confinava con i terreni del Monastero di San Girolamo e comprendeva un pezzo del giardino degli Atellani. Con queste informazioni, la fondazione Portaluppi e gli attuali proprietari hanno iniziato i lavori per riportarla alla luce. Tramite le fotografie del Beltrami sono stati ritrovati gli antichi vialetti e a seguito di uno studio effettuato su materiali organici ritrovati si è capito che il vitigno è la Malvasia di Candia Aromatica. Nel 2015 è stata ripiantata la vigna secondo i filari originari.

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Soffitto affrescato
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Portico
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Vigna di Leonardo
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La casa degli Atellani dal giardino
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Studio di Ettore Conti
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Cortile
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Sala dello Zodiaco

 

 

Sulle tracce di Leonardo

Ho pensato che potremmo iniziare questo percorso sulle tracce di Leonardo dal Museo della Scienza e della Tecnologia. Il museo è molto grande e ci sono davvero tantissimi settori da vedere. Ci sono stata con i miei nipoti qualche sabato fa per entrare nel sottomarino Toti; loro però sono rimasti entusiasti dal lungo corridoio delle macchine disegnate da Leonardo. Si tratta di modellini in legno che riproducono i progetti che il maestro ci ha lasciato nei vari codici. Li abbiamo fotografati tutti!

Usciti dal museo direi che possiamo incamminarci verso il refettorio di Santa Maria delle Grazie per vedere il Cenacolo e la dirimpettaia vigna. Beh, del Cenacolo che cosa dobbiamo dire? È un miracolo che sia arrivato ai giorni nostri. Il mio suggerimento è di entrarci con una visita guidata che vi spieghi bene il periodo storico, la scelta della tecnica e la fortuna che abbiamo avuto nel superare la guerra mondiale (non dimentichiamoci che Milano è stata la città italiana più bombardata).

Vi lascio solo un paio di curiosità in merito, qualora non vi capitasse la mia guida.

Il dipinto si basa sul vangelo di Giovanni nel quale Gesù annuncia che verrà tradito da uno degli apostoli. “in verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. È a questo punto che Leonardo ambienta la scena. Gesù e gli apostoli sono rappresentati tutti dallo stesso lato della tavola e le figure rappresentate sono a gruppi di tre. Goethe durante un suo soggiorno in Italia disse che solo un italiano avrebbe potuto dipingere una cosa del genere, con tutto quel movimento di mani, teste, espressioni! Se nessuno dovesse dirvelo, quando siete nel refettorio, mettetevi circa al centro e inginocchiatevi: questa è la visuale che avevano i frati ai tempi di Leonardo, ne resterete sorpresi, prende tutta un’altra piega.

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Bene, adesso usciamo e andiamo a vedere la vigna di Leonardo presso la Casa degli Atellani che è stata aperta nel 2015 grazie a Expo. Si racconta che nel 1499 Ludovico il Moro donò a Leonardo da Vinci una vigna da 16 pertiche situata nei campi della vigna di San Vittore. Ludovico il Moro non aveva ancora pagato il Cenacolo e continuava a ricevere solleciti da Leonardo, pertanto pensò che questo era il modo migliore per liberarsi dalle lettere di sollecito. La storia della vigna attraverso i secoli è lunga, dobbiamo ringraziare Luca Beltrami e i suoi studi sui documenti dell’epoca se abbiamo indicazioni precise. Confinava con i terreni del monastero di San Girolamo e comprendeva un pezzo del giardino degli Atellani. Basandosi su questi dati sono iniziati i lavori per riportarla alla luce.

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Dopo aver visto queste tre opere ci possiamo dirigere verso il Castello Sforzesco, passando per piazza Cadorna. Sono due le opere custodite: il quaderno degli appunti scritto da Leonardo nel suo primo soggiorno a Milano, e la sala delle Asse. Il primo come dicevamo, è il codice Trivulziano conservato nella Biblioteca Trivulziana mentre sulla seconda….beh… ne sapremo di più penso a inizio 2019 quando finalmente dovrebbe aprire al pubblico. Si tratta di una sala dove gli Sforza ospitavano gli ambasciatori. La fecero affrescare da Leonardo che dipinse sul soffitto rami, foglie, corde. Quando poi Milano passò sotto i francesi la sala fu adibita a stalla e fu imbiancata. I lavori sono in corso, sono iniziati grazie a Expo.

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Oramai siano in Cairoli, possiamo pensare di prendere la metropolitana lilla e dirigerci a vedere il Cavallo di Leonardo all’ippodromo. La statua è ispirata ai calcoli di Leonardo: l’idea era quella di costruire la statua equestre più grande al mondo. Le cose andarono diversamente, Milano passò sotto i francesi e Leonardo lasciò il granducato. Alla fine degli anni 70 un ex pilota americano, amante di Leonardo da Vinci, lesse la storia di quest’opera mai compiuta e decise di raccogliere fondi per riuscire a costruirlo e donarlo alla città di Milano come ringraziamento per aver fatto lavorare Leonardo. L’opera si trova nel cortile dell’ippodromo dalla fine degli anni 90.

Cavallo di Leonardo con firma

Per adesso vi saluto qui, ci rivedremo presto per scoprire altre curiosità di Leonardo in giro per la città.

Informazioni pratiche:

  • Il museo della scienza e della tecnologia si trova sulla metro verde fermata Sant’Ambrogio.
  • Il Cenacolo e la casa degli Atellani li trovate sulla metro rossa, fermata Conciliazione
  • Il Castello Sforzesco, metro rossa fermata Cadorna e Cairoli Castello
  • Il Cavallo di Leonardo metro lilla fermata San Siro Stadio

Se invece volete sapere con chi ho fatto le mie visite guidate al cenacolo, scrivetemi che vi do i riferimenti 🙂