Il Giardino dei Giusti

Eccoci qua, ancora alla scoperta di un giardino. Oggi siamo fuori dal centro, ci troviamo “alla montagnetta di San Siro”, uno dei monti di Milano, nel quartiere T8 e andiamo a visitare il giardino dei Giusti che è stato inaugurato quasi vent’anni fa ma è ancora sconosciuto ai più.

Vi devo dire che pur sapendo dove fosse non è stato così semplice da trovare ma, una volta giunti non si può rimanere indifferenti. Si tratta di uno spazio verde dove vengono onorate tutte quelle persone che hanno difeso i diritti umani ovunque nel mondo. Per ogni Giusto è stato piantato un ciliegio selvatico oppure un cippo di granito. I primi alberi sono stati destinati a Moshe Bejski per i giusti della Shoah, Pietro Kuciukian per i giusti armeni e Svetlana Broz per i giusti contro la pulizia etnica dei Balcani.

Gariwo che è l’acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide è una onlus con sede a Milano che crea giardini dei Giusti in tutto il mondo; l’idea è che siano degli spazi aperti vivibili tutto l’anno da chiunque, dai bambini agli adulti che possono passeggiare per il giardino leggendo le storie dei Giusti o sedersi a riflettere. Sono luoghi della memoria ma anche di incontro. Grazie a Gariwo è stata istituita per il 6 marzo la giornata europea dei Giusti e in questa data vengono posati i nuovi cippi.

Ma torniamo al nostro di giardino. Nel 2019 c’è stata una riqualificazione dell’area che è stata trasformata in luogo della memoria per tutto l’anno. Il nuovo percorso parte dal cippo inaugurale che si trova nell’area con i ciliegi e i cippi, si percorre poi il viale del bene che ci conduce all’albero della memoria con i nuovi Giusti. Proseguendo troviamo lo spazio del dialogo dove ci si può sedere e riflettere e infine incontriamo l’albero delle virtù con la mappa di Milano e inciso, in inglese, le parole proprie dei Giusti come coraggio civile, memoria, verità, diritti umani… Il percorso termina con l’anfiteatro dedicato a Ulianova Radice, milanesissima direttrice di Gariwo, scomparsa nel 2018.

 

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Le opere d’arte del Parco Sempione

Quante volte ci sarà capitato di entrare al Parco Sempione? Una marea, ma forse non abbiamo mai fatto caso al disegno generale di questo parco cittadino di quasi 400.000 metri quadrati. Siamo proprio in centro, tra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace, anche se possiamo entrare anche da altri varchi.

Il progetto è di fine 800 ed è dell’Alemagna. Il disegno è per un parco all’inglese, quindi non caratterizzato da aiuole precise ma da boschetti, strade tortuose, montagnette…l’idea era quella di avere una continua sorpresa. Come spesso accade, al centro del parco c’è un laghetto dai contorni irregolari. Ma un’altra cosa dobbiamo considerare e cioè che questo parco è sempre stato “contenitore” di opere d’arte, è questo l’aspetto meno conosciuto forse.

Ancora nel 1894 venne installata la prima torre panoramica con ascensore, si trattava della Torre Stigler, che era alta 40 metri e consentiva con un biglietto di salire sui primi ascensori e di vedere il panorama. Fu smantellata poi nel 1924 in quanto non più sicura.

Sappiamo che nel 1906 si svolse l’Expo: sull’area verde venne allestito un luna park con tiri al bersaglio, altalene, campi di pattinaggio, ristoranti e padiglioni di vario genere e la possibilità di fare una crociera in barca sul laghetto. Di questa esposizione sappiamo, perché ne abbiamo già parlato precedentemente, che è rimasto in piedi solamente il padiglione della piscicoltura che è il nostro caro Acquario Civico.

Dal 1906 in poi, il nostro parco sarà indissolubilmente legato all’arte, grazie alla decima Triennale del 1954 che si svolse a Milano. Ma andiamo un po’ a zonzo per il parco e vediamo insieme che cosa possiamo trovare.

Oggi io sono entrata da via Elvezia e quindi la prima cosa che ho trovato è stata l’Arena Civica è dedicata dal 2002 al giornalista sportivo Gianni Brera. Fu costruita prima del parco Sempione, in quanto fu inaugurata nel 1807 ed era ispirata ad un anfiteatro fuori Roma. L’architetto è Luigi Canonica. Ha una forma ellittica di 238 metri di lunghezza e 116 di larghezza e doveva ospitare circa 30.000 persone, circa ¼ della popolazione. Dato che a Milano non si butta via niente i mattoni furono presi inizialmente dalla cinta del Castello Sforzesco. Si faceva la corsa delle bighe e la naumachia. È stata usata come stadio dell’Inter nel 1950 e ristrutturata negli anni 70. Per vedere l’Arena potete o salire sulla torre Branca, come ho fatto io oggi, oppure entrare nella Palazzina Appiani che è stata data in concessione al FAI (Fondo Ambiente Italiano) nel 2015 e che organizza visite guidate con contributo libero dal mercoledì alla domenica.

Non so se avete mai sentito parlare di Montecitorio o di terme dei poveri. È la stessa cosa, è sempre della fontana dell’acqua marcia che stiamo parlando. Si tratta di acqua sulfurea, dal forte odore di uova marce. Nel 1928 l’ingegnere Amorosi installò questa fontana ottagonale a tumulo decorata sui lati con mascheroni. Negli anni 70 primi anni 80 era consuetudine riempire bottiglie di quest’acqua puzzolente e portarsela a casa, in quanto si pensava che facesse bene. I milanesi soprannominarono questa fontana Montecitorio in quanto diverse persone si ritrovavano qui a discutere soprattutto di questioni politiche o appunto terme dei poveri, per i motivi detti più sopra. Dal 2000 quest’acqua non è più considerata potabile in quanto sono cambiati gli standard. Ne sono rimaste solo 3 di fontane dell’acqua marcia a Milano, anche le altre due hanno le stesse caratteristiche e si trovano in Piazza Sant’Angelo sul sagrato della chiesa e nello spartitraffico di Viale Piceno. L’unica ancora attiva è quella del parco. (la fontana è proprio accanto all’Arena).

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Lasciamo la fontana e dirigiamoci verso viale Goethe, andiamo verso la montagnetta che si erge davanti a noi. Avevate mai fatto caso ad una montagna all’interno del parco? Si tratta del monte Tordo e alla sua sommità il monumento a cavallo di Napoleone III, opera di Francesco Barzaghi del 1881. Celebra l’entrata trionfante di Napoleone a Milano dopo la battaglia di Magenta. Sotto il cavallo, nel podio, ci sono dei bassorilievi. Francesco Barzaghi era quotatissimo all’epoca, è lo scultore del monumento di Alessandro Manzoni in piazza San Fedele.

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Dietro al monumento di Napoleone, sempre sulla sommità del monte troviamo la biblioteca civica del parco costruita nel 1954 per la decima triennale. Per quella storica triennale vennero edificate 10 costruzioni nel parco, ad oggi ne sono sopravvissute solamente due, questa appunto e il bar bianco del quale parleremo più avanti, quando ci fermeremo a bere qualcosa! Davanti a questo padiglione è la scultura “il grande motivo” di Francesco Somaini che rappresenta una lettrice. Davanti alla biblioteca è stato piantato un albero in memoria di Lea Garofalo “Le radici del domani” è il titolo scelto per sottolineare l’importanza di un simbolo che vuole essere di speranza oltre che di memoria.

Lasciamo il monte Tordo per dirigerci alla Torre Branca, sulla quale si può salire per qualche minuto al prezzo di 5 euro a persona. A mio parere ne vale assolutamente la pena, soprattutto in giornate nitide il panorama a 360° vi lascerà senza parole. La torre Branca è la vecchia torre Littoria, un’opera di Giò Ponti dell’altezza di 108 metri, comparsa nel parco per la V triennale del 1933. Dopo anni di abbandono è stata riaperta agli inizi degli anni 2000 grazie all’interessamento della società Branca. Avete visto che bello il panorama?

 

Scendendo dalla Torre ci spostiamo verso i bagni misteriosi di De Chirico, opera del 1973. Inizialmente creata per la Triennale è stata poi spostata al museo del 900 per evitare vandalismi. Quella che c’è adesso al Parco Sempione è una copia. Si tratta di una vasca con fondo giallo e le ondine disegnate con all’interno 2 nuotatori, un trampolino e una palla.

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Tornando verso l’Arena non possiamo non notare il teatro continuo di Burri che incornicia il cannocchiale tra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace. Si tratta di una piattaforma in cemento rialzata a mo’ di palcoscenico, molto vissuto sia per spettacoli artistici sia per uso indipendente. Era stato progettato nel 1973 per la XV Triennale e abbattuta successivamente perché fortemente degradata. Venne reinstallata nel 2015, portando con sé non poche polemiche. (A me personalmente piace!)

Dirigiamoci adesso verso l’Accumulazione musicale e seduta, opera di Arman costruita per la Triennale del 1973. Rappresenta una platea. All’interno delle gradinate sono imprigionate delle sedie in ferro mentre di fronte c’è un podio per il direttore d’orchestra sul quale si possono vedere degli strumenti musicali. Serve ad avvicinare l’arte alla quotidianità.

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Ok, da qui attraversiamo per il ponte delle sirenette, o il ponte delle sorelle Ghisini, come le chiamiamo noi milanesi! Si tratta del primo ponte in ghisa di Milano, da qui il nome Ghisini. Prima che si sotterrassero i navigli questo ponte si trovava in via San Damiano oggi Visconti di Modrone. Il ponte è stato piazzato qui nel 1930 e come per i bagni misteriosi anche queste 4 sirenette sono copie. Potete vedere un originale al Museo di Milano presso Palazzo Morando. Come recita un cartello posizionato proprio all’inizio del ponte si tratta di un patrimonio industriale lombardo disegnato dall’architetto Francesco Tettamanzi e inaugurato il 23 Giugno 1842. Due parole su queste sirenette, avete notato che hanno una doppia coda? Pare si tratti della fata Melusina, dea della mitologia celtica e della fertilità.

Ok è giunto il momento di andare a prenderci qualcosa da bere. Ci sono diversi chioschetti in giro per il parco ma noi opteremo per il Bar Bianco che si trova in via Ibsen al 4. Anche questo non è il solito bar, si tratta del vecchio chiosco della Centrale del Latte di Milano costruito per la X Triennale del 1954 dall’architetto Riccardo Griffini. Vi ricordate quando più sopra abbiamo parlato della biblioteca del parco? Questo era un punto di distribuzione dei prodotti della centrale del latte per i bambini che frequentavano il parco, l’interno del bar è decorato con piastrelle in ceramica della Richard Ginori.

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Bene, per il momento io mi fermo qui. Non abbiamo parlato dell’Arco della Pace e del Palazzo della Triennale, sarà per la prossima volta 😉

Buona passeggiata