Serene feste

Quest’anno mi sono regalata il re dei panettoni. Volevo conservarne una fetta per San Bagio ma non è stato possibile, metterò la fotografia!

Vorrei ricondividere con Voi un pezzettino del mio primo articolo del blog dove parlavamo delle tradizioni del Natale.

L’origine del panettone è Viscontea/Sforzesca: ci sono diverse leggende legate a questo dolce ma in realtà si sa che fino alla fine del 700 la politica era molto restrittiva, si poteva utilizzare solo una certa quantità di farine e ingredienti quali la zucca, il miele, l’uvetta e lo zibibbo. Il privilegio era che sotto Natale si panificava con le farine dei ricchi e questo pane era chiamato pan dei sciuri o pan dei toni.
La ricetta di oggi invece, è di fine 700 e dobbiamo ringraziare ancora una volta, Maria Teresa d’Austria. Vengono dati incentivi a panettieri e pasticceri, possono aggiungere burro, frutta candita e uvetta.
Al sig. Motta si deve la forma attuale del panettone, si sa invece che Giuseppe Verdi era amante del panettone della pasticceria Cova.

Serene feste a tutti, ci sentiamo presto.
Ilaria e Lorenzo

L’orto botanico di Brera: un giardino segreto

Se come me siete sempre alla ricerca di posti poco conosciuti, potete fare due passi all’orto botanico di Brera! Finalmente la scorsa estate, complice un’amica, l’ho visitato e credo di essere entrata da via Gabba; dico credo perché non è così semplice trovare l’ingresso ma, una volta superata la soglia vi troverete immersi in un’atmosfera romantica, così lontano dalla frenesia della città pur essendo in pieno centro.

L’ingresso è libero ed è presente una piccola saletta espositiva. Fu voluto ancora da Maria Teresa d’Austria nel 1774 per farne un punto di studio della facoltà di medicina. Si tratta di 5.000 metri quadrati nei quali si può passeggiare, leggere un libro, riposarsi… Il mio consiglio è quello di rifugiarvi verso il fondo, dove alcuni alberi ad alto fusto riusciranno a ripararvi dalla canicola dandovi una sensazione di immediato ristoro.

Da pochi anni è stato restaurato, sistemando le aiuole come erano ai tempi di Maria Teresa e mantenendo i muri in mattoni originali. Tra le architetture storiche troverete due vasche ellittiche del 700, una serra ottocentesca oggi usata dall’Accademia delle Belle Arti e una piccola specola.

Il simbolo di questo giardino segreto è un Ginko Biloba, ne potrete ammirare 2 ancora di fine settecento all’interno.

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I doppi numeri civici

Quello che vedete in questa fotografia è il bellissimo portone del Palazzo degli Omenoni situato nella via omonima che si trova proprio dietro la chiesa di San Fedele (della chiesa, della controriforma e del Manzoni parleremo un’altra volta).

Ci avete fatto caso che ha due numeri civici? Si, la targa con indicato 1722 posto sotto il balconcino non è l’anno di costruzione del palazzo, che è decisamente più vecchio ma, si tratta di un numero teresiano.

Sono stati installati nel 1787 sotto la dominazione di Maria Teresa e tenuti in vigore fino al 1866.

Il numero 1 era Palazzo Reale e da qui si partiva in senso circolare a spirale verso la periferia. L’ultimo numero era il 5314

Altri palazzi con i numeri teresiani si possono trovare ancora in via Sant’Andrea ad esempio.

Il Natale e le sue tradizioni

Oramai con l’accensione dell’albero in piazza Duomo siamo ufficialmente entrati nel periodo natalizio e allora perché non iniziare quest’avventura raccontandovi delle tradizioni del Natale a Milano, del perché si fa l’albero di Natale proprio lì in piazza Duomo, dell’agrifoglio e del panettone. Bene, siamo pronti. Partiamo allora con la Cripta di San Giovanni in Conca. Probabilmente come me ci siete passati accanto un sacco di volte senza farci veramente caso: è lì nello spartitraffico di via Albricci quasi in piazza Missori e da tempo è pronta a raccontarci la sua lunga storia. La leggenda dice che probabilmente si tratta di un mitreo, quindi il luogo dove gli adepti del dio Mitra celebravano le messe.
La chiesa venne poi riedificata tra il IV secolo e il VI secolo, venne distrutta dal Barbarossa nel 1162 e restaurata poi a metà del 200. Fu scelta poi da Bernabò Visconti come chiesa personale e decise di porvi qui il suo monumento funebre che adesso si trova al castello sforzesco. Nel 1500 venne sconsacrata dagli austriaci e definitivamente chiusa dai francesi.San Giovanni in Conca con firma
Però, perché iniziamo da qui il nostro percorso nelle tradizioni del Natale? Beh prima di tutto perché i riti pagani hanno diverse analogie con il cristianesimo: nei vangeli non c’è scritto né il giorno né l’anno di nascita di Cristo. Viene scelto il 25 dicembre perché quel giorno veniva celebrata la nascita di Mitra per i persiani (il sol invictus è la celebrazione del dio Sole), Dioniso per i greci e Orus per gli egizi. Le ore buie erano lunghe mentre le ore di luce molto brevi fino al solstizio, quando quindi la luce inizia a prevalere sulle tenebre e c’è la rinascita della natura. Il Natale è la versione cristiana del trionfo del sole.
Entriamo quindi nella cripta e diamo uno sguardo ai capitelli: hanno impresso un fiore. Si tratta della vescica piscis e si ottiene intersecando due cerchi. Era già noto in India e in Mesopotamia ma viene utilizzato nel cristianesimo quando viene associata la figura di Cristo con il pesce. Se disegniamo la vescica pisces e la allunghiamo un po’ si forma un pesce stilizzato. Ichthys è il nome greco del pesce ma scritto in lettere greche la parola Ichthys è l’acronimo di Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore.
Interno con firmaCapitello con firma
La tradizione dell’albero di Natale è invece nordica: sono stati i celti a lasciarci l’albero di Natale. Loro addobbavano l’abete rosso con dei piccoli frutti, i romani successivamente con dei piccoli rametti, con i cristiani invece si cambia l’albero: dall’abete all’agrifoglio perché ha le spine (simbolo della corona di Cristo) e le bacche rosse (sangue).
Il motivo per il quale viene posizionato sempre più o meno nello stesso posto è perché sembra che quella fosse un’area di culto celtica, un bosco sacro

La tradizione del panettone è invece Viscontea/Sforzesca: ci sono diverse leggende legate a questo dolce ma in realtà si sa che fino alla fine del 700 la politica era molto restrittiva, si poteva utilizzare solo una certa quantità di farine e ingredienti quali la zucca il miele l’uvetta e lo zibibbo. Il privilegio era che sotto Natale si panificava con le farine dei ricchi e questo pane era chiamato pan dei sciuri o pan dei toni.
La ricetta di oggi è di fine 700 sotto Maria Teresa d’Austria. Vengono dati incentivi a panettieri e pasticceri, possono aggiungere burro, frutta candita e uvetta.
Al sig. Motta si deve la forma attuale del panettone, si sa invece che Giuseppe Verdi era amante del panettone della pasticceria Cova.

L’ultima tradizione, sempre legata al panettone riguarda il rito del ceppo di Natale. A Natale ero uso lasciare nel fuoco il ciocco più bello trovato durante l’anno e si faceva bruciare tutta la notte. Si usava per avere premonizioni sulla durata del raccolto, la fertilità degli animali, la durata della vita del capofamiglia. La tradizione prevede di tagliare tre panettoni e metterne da parte una fetta per l’anno nuovo a scopo taumaturgico, fino a San Biagio il 3 di febbraio.