Alla scoperta della Clinica Columbus

Buongiorno a tutti. Se vi ricordate qualche settimana fa abbiamo parlato delle due provocanti fanciulle poste su Palazzo Castiglioni e poi spostate alla Clinica Columbus. Eccoci qua oggi per vedere con i nostri occhi che cosa aveva dato così tanto fastidio ai milanesi dell’epoca.

Partiamo dall’inizio. Ci troviamo a pochi passi dal nuovo quartiere di City Life del quale parleremo nelle prossime settimane e più precisamente in via Buonarroti al 48. Il cancello è sempre aperto e pertanto non occorre sbirciare, possiamo tranquillamente entrare e guardarci in giro, così come ho fatto io la scorsa estate.

Si tratta di un bellissimo villino liberty denominato Villa Romeo Faccanoni dal nome dei proprietari. L’opera è sempre dell’architetto Sommaruga e venne costruita tra il 1912 e il 1914. Si trattava di più di 300 mq disposti su 3 livelli più la portineria e il giardino. Nel 1919 venne acquistata dall’ing. Nicola Romeo un imprenditore nel settore automobilistico. Aveva rilevato l’A.L.F.A (anonima lombarda fabbrica automobili) il cui stabilimento era al Portello, e la trasformò in Alfa Romeo.

Le decorazioni sono in ferro battuto di Mazzucotelli e come spesso accade possiamo rimanere ammirati dalle sue farfalle e insetti. Degna di nota è anche la scalinata d’ingresso. Le due opere di Ernesto Bazzaro, la pace e l’industria le potete trovare sul retro del palazzo

Dal 1949 la villa ospita la clinica Columbus il cui nome deriva dal Columbus Hospital fondato a New York da Francesca Cabrini per gli emigrati italiani. L’ampliamento, della fine degli anni 30, è opera di Giò Ponti.

 

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Un nuovo quartiere, dall’Alfa Romeo al parco del Portello

Ancora l’estate scorsa avevo seguito una visita guidata molto interessante all’area del Portello che, negli ultimi anni, è davvero molto cambiata soprattutto con la creazione di questo nuovo parco.

Un poco di storia ci aiuterà a comprendere meglio il nuovo progetto. Questa era la zona dove si era insediata l’Alfa Romeo all’inizio del 900. La scelta era stata semplice, si trattava di un’enorme area fuori Milano sulla direttrice verso la Francia e la Svizzera e a ridosso della zona dove era stata fatta Expo 1906. Arriverà poi la prima guerra mondiale e l’Alfa Romeo affiancherà alla produzione di automobili anche le commesse militari. Questo oltre a consentirle di sopravvivere fece si che venisse ampliata e aumentata la forza lavoro, insomma gli stabilimenti stavano crescendo e inglobando mano a mano l’area. Negli anni 60 verrà costruito lo stabilimento Alfa di Arese; oramai il Portello era troppo piccolo e soprattutto si trovava in città così il trasferimento fu una scelta obbligata.

Negli anni 80 i terreni verranno venduti al Comune di Milano. Verrà ripensato il progetto per l’area che dovrà diventare un importante polo fieristico prima del trasferimento dello stesso nella zona di Rho e quindi, arriviamo velocemente agli inizi del 2000.

Nel 2003 viene approvato finalmente il masterplan di Gino Valle che vedrà rivoluzionata l’intera area.

Partiamo dall’ingresso di Casa Milan. Abbiamo davanti a noi le 8 palazzine in stile razionalista di Guido Canali del parco della Vittoria. Si tratta di 6 torri e 2 edifici che portano il nome di alcune vetture dell’Alfa Romeo (Giulietta, Torpedo, Superba, Giulia, Duetto, Brera, Alfa e Romeo appunto).

Parco della Vittoria_Residenze Guido Canali.jpg

Spostiamoci verso Piazza Gino Valle, la più grande piazza di Milano con i suoi 20.000 metri cubi: si tratta di una piazza aperta in diagonale con una pendenza di circa 6 gradi. Gli edifici sui bordi affacciano o verso la strada o verso la piazza e l’altezza degli stessi decresce mano a mano ci si avvicina alle costruzioni preesistenti. Questa piazza ha avuto anche la funzione di cucire i due quartieri.

Piazza Gino Valli.jpg

Sulla piazza, proprio davanti a Casa Milan possiamo vedere l’opera la Grande Cancellatura per Giovanni Testori di Emilio Isgrò, nella quale vengono cancellate con una vernice grigia alcune parole del racconto del 1958 di Testori “Il ponte della Ghisolfa”.

La grande cancellatura di Isgrò.jpg

Ok, lasciamo la piazza e dirigiamoci sul ponte disegnato da Arup Italia, in modo da poter incontrare l’area verde. Prima di entrare nel parco, sulla destra ci sono delle palazzine sia in edilizia libera che convenzionata dell’architetto Cino Zucchi.

Ponte pedonale Arup Italia.jpg

Eccoci finalmente giunti al parco delle spirali del tempo un progetto dell’architetto Charles Jencks e realizzato dallo studio Land del paesaggista Kipar. Si tratta di 3 colline di altezze diverse e di un giardino segreto.

La collina della Preistoria rappresenta la struttura dell’universo con le spirali delle galassie ed è alta solo 10 metri, la collina della Storia è alta 14 metri ed è decorata lato Alfa Romeo con lastre dedicate alla storia della fabbrica e per ultima la collina del Presente che è la più alta, ben 22 metri, in cima alla quale possiamo trovare la scultura raffigurante l’elica del DNA come omaggio al tema della vita. Dalla cima di questa collina possiamo vedere le altre due. Alla base un laghetto circolare.

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Da qui possiamo entrare nel giardino segreto, il giardino del tempo dove tutto parla dello scorrere del tempo e lo rende reale. Ci sono lastre nere e bianche che rappresentano la notte e il giorno, 365 mattonelle che indicano i giorni dell’anno. Un sentiero con le ere cosmiche e le panchine con i tempi dell’anno e i tempi delle galassie.

Il biscione, simbolo di Milano…e non solo!

Quando parliamo di Milano, anche su questo blog, usiamo sempre le parole nascosta, segreta, da scoprire e via di questo passo. Mi sono accorta che dopo due mesi non vi ho ancora raccontato del simbolo di Milano: il biscione!

Potete trovare questo simbolo un po’ dappertutto. Questo l’ho fotografato ad esempio sul Palazzo Arcivescovile, altri li potete trovare in stazione centrale, al Castello Sforzesco, in Santa Maria delle Grazie…

Come spesso accade, ci sono diverse leggende che spiegano da dove arriva questo biscione e perchè ha in bocca un bambino, ma tutte partono dai Visconti. Ve ne lascio qualcuna, scegliete voi quella che più vi aggrada! Tenete presente che se trovate rappresentato il biscione che tiene tra le fauci un bambino scuro si crede nella tradizione 1 mentre se il bambino è bianco la tradizione alla quale si riferisce è la 2

  1. Ottone Visconti, durante la prima crociata in Terra Santa, sconfisse un saraceno che aveva uno scudo dove era rappresentato un drago che divorava un uomo. Per tradizione riportò in patria l’armatura e pare che sia la rappresentazione del mondo cristiano (biscione azzurro) che mangia l’uomo rosso (il saraceno).
  2. Il drago Tarantasio abitava nel lago Gerundo che si trovava tra Milano e l’Adda. Amava cibarsi di bambini fintantoche non fu sconfitto da un cavaliere della famiglia Visconti che poi adottò come simbolo il drago con il bambino in bocca.
  3. Siamo nei primi anni del 300 e Azzone Visconti si era accampato nei pressi di Pisa. Non si accorse che una vipera si era infilata nel suo elmo ma quando lo indossò la stessa sgusciò fuori senza morderlo.

 

Il biscione è stato poi inserito nei simboli dell’Alfa Romeo, dell’Inter e  di Canale 5.