Alla scoperta di Villa Necchi Campiglio

Buongiorno a tutti. Oggi siamo a Villa Necchi Campiglio che fa parte del circuito delle case museo di Milano e che da qualche anno è diventata di proprietà del FAI.

Ci troviamo in via Mozart, praticamente all’interno del quadrilatero del silenzio. Ogni volta che varco quel cancello mi sembra che il tempo si sia fermato e io mi trovi negli anni 30 del 900! La villa fu costruita tra il 1932 e il 1935 su progetto del Portaluppi per i Necchi Campiglio che vollero far edificare la loro abitazione proprio in centro città. Ma chi erano i Necchi Campiglio? Angelo Campiglio e le sorelle Necchi erano esponenti dell’alta borghesia industriale italiana tra gli anni 20 e gli anni 60 del 900; di origine pavese producevano tra l’altro le famose macchine da cucire Necchi. Decisero di far costruire in questa zona la loro abitazione: una villa moderna e elegante dotata di ascensori, citofoni, bagni con vasca e doccia, campo da tennis e la prima piscina privata di Milano.

La casa, su più piani era così suddivisa: al piano sotterraneo la cucina, la dispensa e la sala da pranzo della servitù, al piano rialzato l’area giorno con la veranda giardino, la sala da pranzo, la biblioteca e lo studio di Angelo Campiglio, al primo piano la zona notte con le camere da letto e i bagni e nel sottotetto le stanze di servizio.

Al piano terreno la mia stanza preferita è sicuramente la veranda: le porte in ottone traforato permettono di far entrare la luce ma allo stesso tempo riparano dagli occhi indiscreti, ci sono marmi verdi e travertino, il divano a forma di S e le cornici delle finestre in bronzo. Eleganza e sobrietà doveva essere il motto delle sorelle Necchi.

I soffitti della sala da pranzo sono del Portaluppi e sono decorati con cieli stellati, caravelle, stelle che richiamano un po’ il lavoro appena concluso al Planetario.

Il salotto è stato modificato alla fine degli anni ’40 dall’architetto Tomaso Buzzi, al quale la famiglia si era rivolta per restaurare alcune stanze.

Lo studio di Angelo Campiglio è in legno di palissandro. La scrivania è qualcosa di eccezionale, di inizio 800 è di manifattura toscana. Si tratta di una scrivania da viaggio in quanto può richiudersi completamente, così come la sedia. Alle pareti De Pisis, Carrà, Casorati mentre il soffitto in stucco non è del Portaluppi.

Sempre al piano terreno possiamo vedere esposto un servizio da te progettato da Giò Ponti quando era ancora alla Richard Ginori.

Se adesso torniamo nell’atrio e prendiamo la scala con la balaustra e andiamo al piano superiore non possiamo che rimanere stupiti dagli appartamenti dei proprietari, dai locali destinati al guardaroba, dall’appartamento della guardarobiera, i bagni, l’appartamento del principe e quello della principessa.

La losanga era l’elemento caratterizzante del Portaluppi e infatti lo ritroviamo al primo piano su numerose porte.

Nell’appartamento di Nedda Necchi possiamo vedere il letto a baldacchino, gli armadi a losanga e se abbiamo la fortuna di trovarne qualcuno aperto possiamo ammirarne il guardaroba elegante. Come dicevamo sul piano troviamo anche gli appartamenti degli ospiti: quello più piccolo è detto l’appartamento del principe in quanto vi alloggiava Enrico d’Assia scenografo della Scala.

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Cielo Stellato del Portaluppi
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Studio di Angelo Campiglio
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Servizio da te di Giò Ponti
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Porta interna della veranda
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Piscina riscaldata
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Bagno in marmo
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Salotto
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Veranda giardino in marmo verde

 

Alla scoperta della vigna di Leonardo

Oggi andiamo a visitare una delle mie zone preferite di Milano, quella che si snoda intorno a Corso Magenta e entreremo nella casa degli Atellani a vedere la famosa vigna di Leonardo.

L’abitazione si trova proprio di fronte a Santa Maria delle Grazie e non è un caso. Si tratta di un palazzo del 400 circa restaurato e ristrutturato dal Portaluppi nei primi anni del 900.

Ma andiamo con ordine e immergiamoci brevemente nella vita che si svolgeva al tempo di Ludovico il Moro. Partiamo con il dire che qui si era in aperta campagna, zona di borghi dove l’economia era trainata dalla seta e dai vigneti. Il signore di Milano sogna per questa zona un quartiere residenziale alle porte del Castello dove alloggiare i principali cortigiani. Fa erigere Santa Maria delle Grazie come mausoleo del casato e chiama Leonardo da Vinci per affrescarne il refettorio. Pensa di costituire un borgo Sforzesco per i suoi funzionari aprendo la nuova San Vittore in asse con la pusterla di Sant’Ambrogio, e a fine 400 regala al nobile Giacomotto Atellani (suo cortigiano fedele) questa famoso palazzo. Gli Atellani abitarono qui fino al 17° secolo. Il palazzo passerà poi di mano fino al 1919 quando venne acquistato dal senatore Ettore Conti che affiderà al genero Portaluppi la totale ristrutturazione.

Durante la visita di questo luogo nascosto potrete ammirare gli appartamenti ristrutturati. Il Portaluppi infatti in 3 anni di lavoro trasforma le due abitazioni in un’unica struttura abbattendo alcuni muri e creando un solo ingresso. Il portico è in stile bramantesco e dai lavori emergono diverse pitture.

La stanza dello Zodiaco non si sa chi l’abbia dipinta. Nelle volte sono rappresentati i pianeti e sotto i segni zodiacali. Sulle pareti le stagioni, la carta geografica dell’Italia e i venti mentre sul pavimento i segni zodiacali e i pianeti. È la sala della commistione tra antico e moderno.

La sala dello scalone è la sala dove il Portaluppi realizza la scala di collegamento tra il piano superiore (sala degli specchi, del biliardo, da pranzo) con il pian terreno

Lo studio di Ettore Conti uno dei personaggi più importanti del 900. Magnate dell’industria elettrica italiana con il genero costruisce diverse centrali idroelettriche nelle valli alpine. Primo presidente dell’Agip, presidente di Confindustria e della Banca Commerciale è uno dei pochissimi italiani che non si faceva intimidire da Mussolini. Ha ristrutturato 2 volte la chiesa di Santa Maria delle Grazie pagandone la ricostruzione dopo i bombardamenti. Sopra il camino è esposto lo stemma di alleanza tra Cristina di Danimarca e Francesco II Sforza.

Il giardino era già stato ristrutturato dai precedenti proprietari, il Portaluppi lo ridisegnerà in maniera ottocentesca immaginando un viale costeggiato da cipressi, anfore vasi e fontane. Colloca una meridiana sulla parete e un astrolabio. E in fondo al giardino eccola spuntare: la vigna di Leonardo. Proprio quella vigna che Ludovico il Moro aveva donato a Leonardo in risposta alle lettere di sollecito che riceveva per il mancato pagamento del Cenacolo. Su questo terreno Leonardo avrebbe potuto costruire la sua casa e il suo laboratorio ma sappiamo che la storia è andata diversamente.

Quando il Portaluppi ristruttura il palazzo e il giardino non è minimamente interessato al recupero della vigna. Sarà invece Luca Beltrami a studiare i libri antichi e a cercare la posizione corretta. Si è capito che l’area era larga circa 60 metri e lunga circa 165 metri. Prospettava su via Carducci e confinava con i terreni del Monastero di San Girolamo e comprendeva un pezzo del giardino degli Atellani. Con queste informazioni, la fondazione Portaluppi e gli attuali proprietari hanno iniziato i lavori per riportarla alla luce. Tramite le fotografie del Beltrami sono stati ritrovati gli antichi vialetti e a seguito di uno studio effettuato su materiali organici ritrovati si è capito che il vitigno è la Malvasia di Candia Aromatica. Nel 2015 è stata ripiantata la vigna secondo i filari originari.

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Soffitto affrescato
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Portico
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Vigna di Leonardo
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La casa degli Atellani dal giardino
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Studio di Ettore Conti
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Cortile
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Sala dello Zodiaco

 

 

Alla scoperta del diurno in porta Venezia

Oggi andiamo sotto terra a scoprire un altro gioiello nascosto: sto parlando dell’Albergo Diurno Metropolitano in piazza Oberdan.

Fu inaugurato il 18 gennaio 1926, quindi compie oggi un bel 94 anni. Onestamente non è che se li porti benissimo però è stato donato dal comune di Milano al Fai ed è in restauro, questo mi fa ben sperare.

Sono riuscita a entrarci qualche anno fa perché straordinariamente aperto durante il periodo natalizio. Purtroppo queste mie fotografie non sono il massimo…

Fu l’ing. Cobianchi a portare in Italia i bagni diurni. Siamo nei primi anni 10 del 900 e la maggior parte delle abitazioni non aveva il bagno in casa, figurarsi poi la possibilità di farsi una doccia calda, una manicure, stirare una giacca. Erano tutti servizi previsti dai diurni ad un prezzo non basso ma accessibile in quanto non doveva essere un servizio d’élite ma rivolgersi ai lavoratori di passaggio o ai cittadini comuni.

Del Diurno Cobianchi in piazza del Duomo parleremo un’altra volta, anche quello è chiuso, mentre oggi ci dedichiamo a questo in porta Venezia opera del Portaluppi.

Occupava un’area di circa 1200 metri quadrati e aveva due ingressi con due pensiline in ferro battuto. Uno che prospettava su via Tadino dove c’era la zona termale e l’altro più o meno dov’è tuttora con tutta una serie di servizi come parrucchiere, estetista, lavanderia e più in là negli anni anche un’agenzia di viaggio. All’ingresso della zona terme è ancora presente una statua di Igea, dea della salute e dell’igiene.

Entrando sembra di rivivere i fasti della bella epoque dove erano presenti marmi e boiseries in legno, piastrelle decorate e vetri, mosaici in gres e rubinetterie in ottone.

L’ unico ingresso oggi lo trovate mentre scendete le scale che da piazza Oberdan vi portano in metropolitana: lì, tra le due rampe, c’è una porta chiusa con l’insegna “Albergo Diurno Venezia”.

In superficie invece che cosa è rimasto? Le due colonne di cui solo una è un camino mentre l’altra è stata costruita a puro scopo decorativo e una sola pensilina in quanto l’altra è andata perduta dopo la rimozione per i lavori della M1.

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listino prezzi servizi
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le due colonne camino
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la pensilina in ferro battuto
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ingresso manicure
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nome ufficiale