Il quartiere operaio di via Savona 40

Oggi vi voglio parlare dei quartieri operai e parto da quello più antico, inaugurato nel 1906.

Si tratta de il “primo quartiere popolare della Società Umanitaria” come ancora si riesce a intravedere sulla facciata d’ingresso.

Venne costruito grazie al volere del filantropo ebreo Prospero Moisè Loria che alla morte donò il suo patrimonio alla Società Umanitaria da lui fondata in precedenza.

L’idea di Prospero Moisè Loira era quella di permettere al povero di elevarsi, di formarsi in modo da poter accedere a posizioni lavorative più decorose.

Il quartiere fu costruito sull’area del vecchio macello ed era composto da 240 abitazioni per circa 1000 persone. Il progetto fu affidato all’architetto Broggio, il quale realizzò l’intervento in quello che viene definito liberty minore. È ancora presente la cancellata in ferro battuto ma, come potete vedere anche dalle fotografie, gli elementi decorativi sono piuttosto semplici.

Ci troviamo in via Solari al 40, in una zona a quel tempo ricca di fabbriche e impianti industriali, dove la popolazione era cresciuta notevolmente nel giro di poco tempo e dove le condizioni igieniche erano pessime.

Si decide pertanto di costruire questi palazzi, non troppo alti, con dei giardini interni e un po’ di spazio tra uno stabile e l’altro, in modo da far girare l’aria. Per gli inizi del 900 erano all’avanguardia. Si trattava di case sociali con servizi comuni. Per prima cosa c’era un bagno per ogni casa, poi un asilo, una scuola professionale, una biblioteca, la lavanderia, un teatro, le cucine e la mensa in comune.

Se come me siete curiosi di conoscere meglio il quartiere Savona/Tortona, vi aspetto tra qualche giorno per il percorso sull’archeologia industriale.

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